Il ragazzo e l’airone: un’odissea onirica verso l’elaborazione del lutto

Il primo gennaio 2024 è uscito nelle sale italiane Il Ragazzo e l’Airone. Questo è il dodicesimo film d’animazione di Hayao Miyazaki, prodotto dallo Studio Ghibli.

La storia segue Mahito, un adolescente che ha perso la madre in un incendio. Si trasferisce con il padre nella casa della nuova compagna del padre, in dolce attesa. Questa nuova figura materna si presenta a Mahito nella nuova residenza. Qui, Mahito incontra un airone che lo attira in una torre abbandonata nel giardino.

All’interno della torre, Mahito scopre una dimensione incantata abitata da creature straordinarie. Questa esperienza onirica è il cuore del film e riflette la poetica fantastica dell’autore.

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Trauma e ripetizione

Il film inizia con l’incendio in cui Mahito perde la madre. Questo evento traumatico è centrale per la storia e influenza profondamente il protagonista.

Mahito rivive frequentemente la scena della morte della madre, sia nei sogni che nella veglia. Questo disturbo post-traumatico si traduce anche nella difficoltà a tornare a scuola, socializzare e in importanti comportamenti autolesivi. Inconsciamente, sembra che Mahito tenti di elaborare l’evento traumatico ripetendo la scena.


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Sogno e pensiero onirico come elaborazione del lutto

Attraverso la figura dell’airone, Mahito accede a un mondo fantastico. Questo mondo onirico permette al protagonista di vivere esperienze da diverse angolature.

Il regista, non tracciando una netta linea di demarcazione tra il mondo fantastico e quello reale, sembra mettere in scena il pensiero onirico del protagonista. Il pensiero onirico è un tipo pensiero in cui è possibile assistere ai propri vissuti da altre prospettive che permettono l’accesso a una dimensione inedita e illogica di conversazioni inconsce su un certo evento.

Nel pensiero onirico vediamo la nostra esperienza vissuta contemporaneamente da diversi punti di vista che ci permettono di accedere a un’area ricca e non lineare di conversazioni inconsce con noi stessi a proposito di quell’esperienza.

Thomas H. Ogden, Vite non vissute, p. 35

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Narrazione e poetica orientale

Prima di tuffarsi nel mondo de Il ragazzo e l’airone è importante fare una premessa per chi non ha confidenza con la poetica orientale e potrebbe disorientarsi di fronte a un’opera come quella di Miyazaki.

La narrazione orientale tende a una creazione di strutture poetiche, per immagini e suoni, generando una realtà prima inesistente e mettendo in secondo piano significato. Un linguaggio che privilegia la forma rispetto il contenuto.

Il primato della forma sul contenuto lo si può ritrovare anche nel pensiero di Lacan rispetto al primato del significante sul significato.

Priorità delle rappresentazioni e dei simboli che è la logica motrice alla base di un percorso psicologico che permette il beneficio attraverso la messa in parola delle proprie questioni.

La mente orientale si occupa del potere liminale del singolo istante, della temporalità del transitorio. La mente occidentale si fonda sulla continuità lineare; la temporalità è considerata come il trascorrere del tempo necessario per potare a termine le cose. Così come il potenziale spirituale degli istanti della vita sembra essere perduto per la mente occidentale, la mente orientale sembrerebbe avere poco interesse per la logica sequenziale del discorso occidentale.

Christopher Bollas, La mente orientale, p. 40

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Conclusioni

In definitiva, Il ragazzo e l’airone si distingue come un’opera cinematografica d’animazione che va oltre la mera narrazione di una storia di formazione, offrendo spunti per la riflessione sulla natura, sulla maternità, sull’elaborazione del trauma e del lutto, e sull’importanza della forma nel significare l’esperienza umana.

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