L’intelligenza artificiale può sostituire gli psicologi?

L’IA e nella salute mentale

In recenti discussioni, suscitate da un dialogo su X (ex Twitter), si è ravvivato il dibattito sull’applicazione dei chatbot nel campo della salute mentale. Lilian Weng, dirigente di OpenAI, ha condiviso la sua esperienza emotiva positiva mentre interagiva con ChatGPT, sottolineando come tale interazione potesse somigliare una seduta psicologica. Tuttavia, non vi è consenso unanime su questa prospettiva.

La visione dei critici e l’importanza della suggestione dell’IA nella salute mentale

Cher Scarlett, un’attivista e programmatrice, ha immediatamente evidenziato l’insostituibile profondità delle colloqui psicologici condotte da esseri umani, evidenziando una crescente preoccupazione per il rischio di banalizzazione della salute mentale. Questa discussione emerge in un momento in cui numerose startup stanno lanciando applicazioni di intelligenza artificiale per il sostegno mentale. Un’indagine condotta congiuntamente dal MIT e dall’Arizona State University ha esplorato la percezione di oltre 300 individui riguardo agli strumenti di IA per la salute mentale. Alcuni partecipanti sono stati informati che l’intelligenza artificiale era compassionevole, altri che era ingannevole, mentre ad altri non è stata data alcuna specifica. I risultati hanno mostrato che coloro che erano stati suggestionati a credere in un chatbot compassionevole lo ritenevano più affidabile. Risultato che evidenzia l’elevata suggestionabilità rispetto allo strumento.
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La ricchezza irraggiungibile dell’ascolto umano: l’uno per uno

Nonostante l’IA possa offrire una certa comodità e convenienza, sembra che l’incontro e l’ascolto umano siano insostituibili. Utenti dell’applicazione Replika, promossa per i benefici sulla salute mentale, hanno riportato esperienze inquietanti e moleste nelle interazioni. Inoltre, un esperimento condotto dall’organizzazione no-profit statunitense Koko ha evidenziato la mancanza di profondità psicologica nelle risposte guidate dall’IA.

David Shaw dell’Università di Basilea suggerisce un approccio più critico nell’interazione con questi chatbot, al fine di calibrare le aspettative della società sull’IA e stabilire una netta distinzione tra strumenti di supporto al benessere quotidiano basati sull’IA e sessioni psicologiche condotte da professionisti umani.

L’ascolto psicologico, in particolare quello psicoanalitico, affonda le radice nell’incontro dell’uno per uno, cioè che ogni professionista adegua il proprio ascolto e le proprie interpretazioni rispetto al soggetto indipendentemente dalla questione portata.

L’orientamento clinico dell’uno per uno prevede che lo psicologo non applichi un modello in base alla domanda posta dal paziente ma crei un percorso su misura ed unico. Una posizione di cura all’estremo opposto di una concezione standardizzata come quella robotica che per assunto non può fare eccezioni.

Da una prospettiva psicoanalitica lo stesso fenomeno sintomatico, come ad esempio ansia, attacchi di panico, umore depresso, o somatizzazioni, assumono significati diversi in base al soggetto e la relativa storia, motivo per cui è inconcepibile una comprensione del soggetto attraverso un ascolto algoritmico.
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