Perchè ogni anno si falliscono gli obiettivi prefissati?
Tra desiderio inconscio e illogica dei buoni propositi
L’inizio di un anno porta spesso con sé la tradizione di fissarsi buoni propositi. Comunemente viene percepito come il momento migliore per riflettere sulle ambizioni personali e cercare miglioramenti nella vita quotidiana, prefiggendosi nuovi obiettivi che spaziano dalla sfera lavorativa a quella relazionale e fisica, fino a quella morale. Tuttavia, spesso ci si ritrova ad abbandonarli nel corso delle settimane e dei mesi, accusando la frustrazione dei relativi fallimenti.
Ma perché si falliscono questi obiettivi così nobili e razionali?
È una questione di desiderio inconscio
Per spiegare il fallimento degli obiettivi razionali, cioè quegli obiettivi di cui si è consapevoli, intenzionali, consci, può essere prezioso il concetto psicoanalitico di desiderio inconscio.
Innanzitutto va specificato cosa non è.
Il desiderio inconscio non è un semplice capriccio o un goal tangibile, non corrisponde al talento, ad un’inclinazione e non ha nulla a che vedere con il concetto di motivazione; pertanto, non vi si può giungere attraverso un’analisi economica di cosa sia giusto o sbagliato, conveniente o sconveniente per un individuo.
Il desiderio inconscio è un qualcosa nell’ordine della vocazione esistenziale individuale, un’aspirazione fondamentale, tangente alla dimensione del sogno e della progettazione fantastica della propria vita. Parallelamente alla dimensione onirica però vi è il dovere di assumersi la piena responsabilità per concretizzare il desiderio inconscio.
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Il fallimento degli obiettivi come opportunità di desiderio
Contrariamente alla cultura della prestazione, la psicoanalisi abbraccia il concetto di fallimento come un’esperienza che può trasformarsi in una possibilità di crescita e cambiamento ma non, retoricamente, secondo una logica di resilienza e sopportazione della frustrazione ma come vera e propria opportunità d’incontro con il proprio desiderio inconscio.
Lacan definisce il concetto di fallimento come parte integrante del funzionamento dell’inconscio, un atto mancato che può rivelare la verità più profonda del soggetto inconscio.
Concretamente, si può tradurre che i fallimenti degli obiettivi razionali, che ci si pone nella vita quotidiana, sono obiettivi soddisfatti dell’inconscio e quindi potenziali rivelazioni di un desiderio inconscio non ancora incontrato.
Nella contemporaneità è però frequente incontrare discorsi che sostengono il perseguimento di obiettivi di performance, magari molto logici e positivi da un punto di vista sociale ma che non considerano il desiderio del soggetto dell’inconscio.
L’evitamento del proprio desiderio può quindi svelarsi negli inciampi e nei fallimenti delle intenzioni razionali ma anche attraverso sintomi psicologici come ansia, angoscia, panico e umore depresso, anch’essi indicatori di evitamento del proprio desiderio inconscio.
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Come incontrare il proprio desiderio inconscio?
Innanzitutto la premessa è che il desiderio inconscio non può essere deciso razionalmente ma è il desiderio inconscio che decide per l’individuo.
Non esiste un manuale per decifrare il proprio desiderio inconscio, che non è un oggetto monolitico e tangibile, ma è plastico, rinnovabile, un’esperienza unica e individuale che può derivare da incontri di vario genere nella vita di un soggetto come incontri d’amore, manga, amicizie, maestri, libri, film, viaggi…
Il discorso contemporaneo sociale spinge verso soddisfazioni più effimere dell’Io, saturando la possibilità di un non-elemento necessario alla possibilità di desiderio, cioè la mancanza. Con questo non si intende sostenere che sacrificio e mancanza siano i motivi ultimi dell’esistenza ma che per avere un orizzonte di desiderio e per sognare è necessario il concetto di limite. Limiti e mancanze che vengono ingombrati dalla pienezza delle soddisfazioni ben proposte dalla contemporaneità.
I social network ad esempio possono rivelarsi luoghi che alimentano, con fervore ed insistenza, interessi che si traducono in imperativi dell’Io, come mangia, viaggia, divertiti, socializza, sii libero/a, soffocando e frustrando il soggetto con soddisfazioni che magari non corrispondono e disorientano rispetto il desiderio inconscio.
Un percorso psicologico, attraverso l’ascolto di un professionista e la messa in parola del proprio discorso, può accompagnare all’incontro con il proprio desiderio inconscio.
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Conclusione
Mentre ci si addentra al nuovo anno con l’intenzione di apportare cambiamenti razionalmente positivi nelle proprie vite, si può riflettere sulla differenza tra i buoni propositi e la loro fallibilità e la ricerca del proprio desiderio inconscio.
Lacan affermava che la sola colpa dell’uomo è abdicare al proprio desiderio, rinunciare cioè alla verità più profonda di sé, ovvero evadere dal compito dell’inconscio. Ma a che prezzo?
In un mondo che spinge alla soddisfazione immediata e alla performance, interrogarsi sui fallimenti delle proprie intenzioni razionali può rivelarsi un’opportunità di indagine per incontrare il proprio desiderio e verità inconscia.
Bibliografia di riferimento:
Massimo Recalcati, Elogio del fallimento, 2022
Massimo Recalcati, Ritratti del desiderio, 2020