La questione transgender non è un capriccio

Una riflessione psicoanalitica sul caso di David Reimer e sul fumetto di Fumettibrutti P. la mia adolescenza trans

La questione trans è un argomento sempre più dibattuto. Nonostante le comunità LBGTQ+ abbiano lottato e conquistato molti diritti, il tema rimane complesso sotto diversi punti di vista, da quelli politici e sociali fino a quelli medici e psicologici.

Complessità che può generare diffidenza, sospetto, fobie, discriminazione e odio. Vorrei quindi provare osservare la questione trans, al di là di ideologie puramente naturalistiche o culturaliste ma come fenomeno strettamente soggettivo e individuale, attraverso alcuni contributi psicoanalitici e filosofici, il triste caso di David Reimer e suggerendo la lettura di un fumetto autobiografico P. La mia adolescenza trans.

Che cosa significa trans?

Prima di iniziare è utile fare una distinzione linguistica tra alcune parole che spesso vengono fraintese: transgender e transessuale. Il transgenderismo è un movimento culturale emerso negli anni ’80 negli Stati Uniti, che sostiene non esistano solo due generi: ogni individuo può definirsi lungo un continuum che va da maschio a femmina. Oggi in Italia il termine transgender può essere applicato a chiunque non si identifichi in una logica binaria con gli stereotipi tradizionali di genere maschile o femminile. Tuttavia, nei contesti psicologici, medici e legali, viene utilizzato per indicare una persona transessuale che non ha ancora sottoposto il proprio corpo a interventi chirurgici per modificare i genitali.

La transessualità invece rappresenta lo stato di chi non si identifica nel genere biologico (maschile o femminile) assegnato alla nascita e  che domanda una modificazione dei propri caratteri sessuali secondo quella che nella legge n.164/82 viene chiamata Riattribuzione chirurgica del sesso.

Contesto legislativo italiano

In Italia, il dibattito sulla questione transgender ha portato ad alcuni progressi giuridici affinché il soggetto potesse ufficialmente cambiare anagraficamente il proprio sesso e il proprio nome. La legge n. 164/1982 stabiliva inizialmente che il cambiamento di genere sulla carta d’identità fosse possibile attraverso una diagnosi psichiatrica di disforia di genere, cioè un riconoscimento patologizzante che attestava il disagio del soggetto causato dall’inadeguatezza tra il proprio vissuto e il proprio corpo, una terapia ormonale e un’operazione chirurgica di riassegnazione sessuale.

Tuttavia, questa legge è stata oggetto di critiche per la sua rigidità e mancanza di considerazione delle diverse identità di genere e nel 2015 il requisito di operazione agli organi genitali come condizione per il cambiamento di genere è stato definito incostituzionale.

Come si pone la psicoanalisi rispetto alla questione trans?

Considerando che la psicoanalisi con Freud sorge dalle ricerche sul sintomo isterico, cioè la sessualità del genere femminile all’epoca non riconosciuta, in modo simile oggi la psicoanalisi non può essere indifferente alla questione trans che inevitabilmente confina con la sessualità.

Lacan nel Seminario XXIII afferma sull’orientamento sessuale che nell’essere umano non è primario l’istinto biologico reale ma il contesto simbolico nel quale è inserito. Sulla base di questo intreccio, tra cultura e natura, il soggetto costituirà individualmente la propria identità sessuale. In sostanza Lacan afferma che uomini o donne si diventa, ci si crede, in seguito a un processo di soggettivazione rispetto alla propria anatomia. Questa prospettiva non si intende applicarla con una logica strettamente binaria e dicotomica, quanto alla possibilità di una persona di scegliere inconsciamente, e si sottolinea inconsciamente, la propria posizione nel campo della sessualità in rapporto al proprio dato anatomico e al contesto culturale nel quale si viene al mondo.

L’idea che esiste un vero genere profondo ed essenziale con cui il soggetto dovrebbe riconciliarsi è totalmente estranea all’approccio psicoanalitico della teoria del genere
(S. Lippi, Transidentità e legame sociale in Comes as you are: adolescenze e (nuove?) sessualità, a cura di V. Calcaterra 2023”)

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Il caso di David Reimer

Un triste caso non troppo distante dai nostri giorni è quello di David Reimer. Alla nascita Bruce, viene al mondo con una leggera complicazione al pene che, a causa di un’ingenuità medica, degenera ritrovandosi parzialmente evirato. I genitori preoccupati per la vita sessuale del figlio lo portano da John Money, all’epoca visto come un professionista nel campo dello sviluppo sessuale e dell’identità di genere, che gli dà delle rigide indicazioni per trattare Bruce, come una bambina, facendogli crescere i capelli e facendolo giocare con le bambole.

Inoltre a 22 mesi gli vengono rimossi i testicoli, gli viene costruita chirurgicamente una vagina esterna, inizia una terapia ormonale per favorire un profilo di genere femminile e gli cambiano il nome in Brenda.

Reimer dichiarò successivamente nella sua autobiografia (Bruce, Brenda e David. Il ragazzo che fu cresciuto come una ragazza di John Colapinto ) che i suoi genitori non gli riferirono i fatti riguardo alla sua nascita in modo corretto, che lui non si era mai identificato al genere femminile e che sognava di essere un uomo. Reimer per tutta l’infanzia fino alla prima adolescenza venne sottoposto a terapie estrogene e a forti pressioni psicologiche, che arrivano a suggerirgli di simulare un atto sessuale tra lui e il fratello.
All’età di 13 anni, Reimer iniziò a pensare al suicidio. Poco dopo i genitori gli rivelarono la verità sulla sua riassegnazione di genere. A 14 anni, Reimer decise di riprendere la sua identità maschile assumendo il nome di David e sottoponendosi a trattamenti chirurgici per la ricostruzione dei genitali maschili (doppia mastectomia e falloplastica) e ormonali (iniezioni di testosterone).

La mattina del 4 maggio 2004, a 38 anni, Reimer si tolse la vita sparandosi alla testa.

Il caso di Reimer è stato utilizzato a favore sia delle ideologie naturaliste che di quelle culturaliste, ma cosa si può osservare?

  • l’impatto del mancato riconoscimento da parte dell’Altro, familiare e sociale, che impone, oltre che un dato anatomico anche, un’identità di genere
  • L’omissione della verità sull’origine della sessualità di Reimer. I genitori gli comunicano la sua storia solo a 14 anni, in adolescenza, fase in cui il soggetto è chiamato a ricostituire parte della propria identità ma che nel caso di Reimer, fino a quel momento, era stata omessa.
  • La mancanza di qualsiasi margine di scelta soggettiva. Dall’autobiografia di Reimer emerge che in infanzia domandava giocattoli come pistole e macchine, voleva urinare in piedi come un bambino, manifestava la propria volontà, ma i genitori piuttosto che ascoltare Reimer hanno ascoltato le indicazioni che l’avrebbero ricondotto alla norma.

Non si può determinare causalmente l’impatto della questione del genere nella vita di Reimer, ma considerando un’infanzia fondata sulla costrizione, identitaria e anatomica, sull’omissione della propria origine, e con un vissuto di inadeguatezza, si può supporre che il suicidio agito in giovane età adulta si possa interpretare come l’atto di libertà più estremo

Judith Butler, una delle più importanti filosofe della teoria queer, analizza con delicatezza il caso di Reimer nel libro Fare e disfare il genere nel capitolo Rendere giustizia a qualcuno commentando il triste epilogo di Reimer con:

Le norme che stabiliscono come debba essere una vita umana degna, riconoscibile e sostenibile evidentemente non hanno fornito alla sua vita un valido e stabile sostegno.
La sua vita è sempre stata una scommessa e un rischio, un coraggioso, e sempre precario, adempimento
J. Butler, Fare e disfare il genere, 2004

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La storia autobiografica di Fumettibrutti:
P. la mia adolescenza trans

Per accompagnare la riflessione sulla questione trans, propongo la lettura di uno dei più importanti fenomeni del fumetto contemporaneo. Si tratta di P. la mia adolescenza trans, graphic novel autobiografica di Yosefine Jole Signorelli, in arte Fumettibrutti.

Il fumetto, come si può intuire dal titotlo, riguarda l’adolescenza dell’autrice in cui al centro non vi è la scoperta della propria sessualità quanto la possibilità di affermarla.

La storia rappresenta l’intenso rapporto con il proprio corpo, il proprio godimento e i propri sentimenti, un intreccio caustico, che marchia P. ma, necessario per iniziare a comprendersi e riconoscersi, non solo come oggetto anomalo, ma come soggetto in grado di desiderare.

Fumettibrutti, P. la mia adolescenza trans
Fumettibrutti, P. la mia adolescenza trans

L’autrice mette su carta la brutalità, l’estremità e il disorientamento dell’attraversare l’affermazione della propria identità sessuale in adolescenza e di come l’incontro con un altro soggetto capace di accogliere e ascoltare senza giudizio possa rivelarsi una preziosa opportunità per accettarsi.

Quando l’immagine risponde all’angoscia indotta dal fantasma binario, è normale che la rivendicazione di un’identità (maschile, femmine o altro) diventi una passione divorante per il soggetto.
La questione dell’identità di genere è lontana dall’essere assillante in tutte le esperienze trans.
S. Lippi, Transidentità e legame sociale in Comes as you are: adolescenze e (nuove?) sessualità, a cura di V. Calcaterra 2023
Fumettibrutti, P. la mia adolescenza trans
Fumettibrutti, P. la mia adolescenza trans

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Conclusioni

La questione trans implica discorsi biologici, medici, culturali, sociali e politici. La psicologia purtroppo, fin dal caso di Reimer fino alle terapie riparative (cioè percorsi che vedevano soggetti omosessuali e trans come difettosi dal punto di vista sessuale e quindi da riparare), ha cercato di interpretare le questione di genere in modo ortopedico e in qualche modo ritornando sempre a una lettura rigida della questione, o cultura o natura.

Oggi la questione trans non è risolta ma perché non va risolta, e la psicoanalisi rispetto a tale questione si pone come un luogo in cui il soggetto può essere ascoltato, in cui raccontare la propria storia, la propria anatomia, il rapporto con il proprio corpo e con quello degli altri, le proprie fantasie, la propria intimità così da orientare il proprio desiderio e quindi la propria sessualità al di là di qualsiasi concetto di norma.

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